Covid-19: partita la donazione di plasma iperimmune

Si chiama Simone Lodovici, ha 49 anni ed è un atleta pesarese. Guarito dal Covid, è il primo paziente ad aver donato il plasma iperimmune. Marche Nord, che ha già arruolato una trentina di donatori, è tra i primi centri in Italia ad effettuare la plasmaferesi, cura sperimentale al Coronavirus.

“Sarà il primo di una lunga serie – spiega Carlo Pazzaglia, direttore del centro trasfusionale dell’azienda ospedaliera – abbiamo già selezionato una trentina di donatori guariti dal Covid e che hanno dato il loro assenso. Nelle prossime settimane completeremo la procedura. Un risultato importante ottenuto grazie alla tenacia della direzione e la collaborazione di tutti. Tutto il plasma donato verrà depositato in un congelatore dedicato dell’azienda e sarà pronto per essere utilizzato all’occorrenza. La dose di questa mattina sarà disponibile già da venerdì per eventuali esigenze cliniche. Sono tanti che continuano a chiamarci, per questo voglio ringraziare anche i donatori per la loro generosità. Molti non sono neanche donatori abituali. I tempi saranno celeri anche perché abbiamo studiato che gli anticorpi, sviluppati contro il Covd-19, scendono velocemente”.

“Una giornata importante – aggiunge il Direttore Generale Maria Capalbo -: siamo tra i primi centri in Italia ad espletare la plasmaferesi da ex pazienti affetti da CoronaVirus. Abbiamo immediatamente messo il centro trasfusionale nelle condizioni di poter procedere il più velocemente possibile. Questo ci permette di poter utilizzare questa cura sperimentale per un’eventuale seconda ondata, che tutti ci auguriamo non ci sia, o per casi sporadici”. Per la preparazione e la selezione si lavora su entrambi i presidi, sia il Santa Croce che il San Salvatore, questo permette di riuscire a selezionare i donatori velocemente.

“Grazie agli operatori sanitari e ai donatori – conclude il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli – un risultato che vede ancora una volta le Marche tra le regioni apripista per una sperimentazioni che sta dando speranze per la cura di questo virus. Noi guardiamo avanti e ci prepariamo al momento in cui questa terapia non sarà più sperimentale ma validata. Il servizio sanitario regionale è dunque pronto al meglio per affrontare un’eventuale seconda ondata o focolai sporadici che si dovessero presentare nei prossimi mesi”.

Nella foto: Lo staff infermieristico del Centro trasfusionale, il Direttore Carlo Pazzaglia e Simone Lodovici

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