L’incontinenza urinaria, effetto collaterale degli interventi di prostatectomia radicale per l’asportazione del tumore prostatico, prima viene trattata con la riabilitazione perineale, poi con la terapia farmacologica. Se gli approcci falliscono, la chirurgica mininvasiva risolve in un giorno, in anestesia locale, l’incontinenza urinaria da sforzo che interessa circa 2 milioni di uomini.
“L’incontinenza urinaria da sforzo (IUS) che si manifesta a seguito di un piccolo sforzo come il tossire – spiega Valerio Beatrici, Direttore dell’Urologia degli Ospedali Riuniti Marche Nord – da sempre appannaggio del sesso femminile per cause anatomiche e fisiologiche come parti, gravidanze e menopausa, colpisce ora sempre più anche l’uomo. Conseguente a interventi di prostatectomia radicale per l’asportazione del tumore prostatico (colpisce nel nostro Paese circa il 20% degli ‘over50’ con 35 mila nuovi casi l’anno) l’incontinenza è causata dall’indebolimento dello sfintere dell’uretra – muscolo a forma di anello che funziona da ‘rubinetto’, rilasciandosi per la minzione e contraendosi per trattenere le urine”.
Quando la patologia non guarisce con la riabilitazione perineale, primo approccio per il trattamento dell’incontinenza urinaria, e la terapia fallisce farmacologica, la soluzione arriva dalla chirurgica protesica di ultima generazione. “Virtue, questo il nome della metodica”, precisa il dottor Beatrici, “consente di recuperare la normale continenza con l’inserimento di una retina di polipropilene (materiale biocompatibile) che riposiziona l’uretra, dislocata dall’intervento sulla prostata, nella sua sede anatomica naturale, così consentendo allo sfintere uretrale di funzionare correttamente. La retina rinforza e ricostituisce il sostegno per tutta la muscolatura del pavimento pelvico, indebolita dalla prostatectomia radicale”.
L’intervento dura 20 minuti e si effettua in anestesia locale (spinale) e in one day hospital (ricovero di un giorno e una notte). I vantaggi, rispetto agli interventi del passato invasivi, complessi e con scarsi risultati, sono l’efficacia, la brevità e il recupero con ritorno alle normali attività in brevissimo tempo – una settimana. Impiegata con successo negli Stati Uniti e in Europa su migliaia di pazienti è disponibile, oltre agli stabilimenti di Fano e di Pesaro, in altri centri italiani a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale ed è dunque gratuito per il paziente. “L’incontinenza urinaria da sforzo dopo la prostatectomia”, precisa il dottor Beatrici, “si manifesta a seguito di un piccolo sforzo come tossire o sollevare una “borsa ed è molto frequente. Nella maggior parte dei casi si risolve o si riduce entro un anno dall’intervento, tuttavia circa il 10% dei pazienti operati rimane incontinente. Nonostante la diffusione della patologia, che con ansia, depressione e isolamento sociale, influisce negativamente sulla qualità della vita, negli incontinenti spesso di riscontra un atteggiamento di rassegnazione dovuto all’errata convinzione che dopo aver subito l’asportazione di un tumore alla prostata perdere urina è quasi normale e inevitabile. Il disturbo può invece essere risolto con successo grazie alla più aggiornata tecnica chirurgica mininvasiva e nei centri di urologia particolarmente esperti in incontinenza urinaria, sempre più diffusi in Italia”.
“L’Urologia Ospedali Riuniti Marche Nord – conclude Beatrici – centro di riferimento per le Marche, è stata potenziata con l’acquisizione delle più moderne tecnologie come il robot Da Vinci per effettuare interventi di chirurgia mininvasiva laparoscopica su tumori della prostata, del rene e della vescica. La Struttura ha erogato oltre undici mila prestazioni ambulatoriali, 1.700 interventi chirurgici in regime di ricovero ordinario e più di quattro cento in regime di day surgery nel 2018″.
Foto di archivio: il Dr. Beatrici in sala operatoria
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