Riduzione dei tempi di erogazione della radioterapia, diminuzione del numero di sedute, controllo della malattia, minori effetti collaterali per il paziente. Il nuovo acceleratore lineare presentato questa mattina nel reparto di Radioterapia dell’Ast Pu è il primo installato nella regione Marche grazie ai fondi PNRR e rappresenta un investimento complessivo di circa due milioni e ottocento mila euro, per l’acquisto dell’apparecchiatura e per i lavori di adeguamento strutturale.
“E’ entrato in funzione a gennaio 2024, ha già trattato più di 110 pazienti erogando oltre 1500 sedute di radioterapia – aggiunge il Direttore Generale Ast Pu Alberto Carelli – dopo la risonanza e il mammografo anche l’acceleratore è il primo installato in Regione grazie ai finanziamenti PNRR. Questa tecnologia all’avanguardia permette di erogare in maniera molto accurata e precisa alte dosi di radiazioni sul bersaglio tumorale, risparmiando quanto più possibile i tessuti sani limitrofi, per limitare eventuali effetti indesiderati del trattamento”.
Il nuovo LINAC Versa HD, oltre a ridurre i tempi di erogazione per singola seduta, permette di aumentare l’utilizzo di schemi ipofrazionati impattando direttamente sul numero di sedute a cui il paziente deve sottoporsi presso il centro di radioterapia. Diminuire il numero di sedute per singolo paziente potrà permettere di aumentare il numero di pazienti radio-trattati andando ad agire direttamente sulle liste d’attesa del paziente oncologico.
L’acceleratore lineare è un investimento PNRR di 2.245.346,43, a cui si aggiungono € 475.273,45 di lavori per un importo complessivo dell’intervento pari a 2.720.619,88 € IVA inclusa. L’Assessorato Regionale alla Sanità ricorda che nel 2024 l’investimento complessivo in nuove dotazioni tecnologiche a favore della sanità della provincia di Pesaro Urbino ammonta ad oltre 9milioni di euro, risorse che stanno permettendo di rendere più capillare e migliorare le prestazioni erogate ai cittadini del territorio.
L’apparecchio è dotato di un collimatore multilamellare a 160 lamelle (Agility) che consente una migliore conformazione del fascio di radiazioni rispetto alle apparecchiature precedenti ed ha una velocità di trattamento molto elevata grazie proprio alle lamelle Agility che permettono di erogare le dosi necessarie in un terzo del tempo. “L’acceleratore è dotato di una Cone Beam CT – aggiunge Monica Bono direttore del Dipartimento di Neuroscienze – apparecchiatura in grado di acquisire immagini TAC che consentono il preciso riposizionamento del paziente prima di ogni trattamento e che permette di correggere automaticamente gli spostamenti del paziente, grazie al nuovo lettino che ha sei gradi di libertà di movimento. Infatti la neoplasia potrebbe muoversi in base a variabili anatomiche diverse, ad esempio al variare del respiro o del riempimento della vescica o dell’intestino, che potrebbero spostare la neoplasia anche di alcuni centimetri”.
Questa nuova metodica è la radioterapia guidata da immagini (IGRT – Image Guided RadioTherapy), che consente di massimizzare l’effetto dei trattamenti, evitando di irradiare le zone sane e che, in combinazione con la VMAT (Volumetric Modulated Arc Therapy) permette di erogare dosi più elevate solo sulle cellule malate. Nel caso, invece, di tumori di dimensioni ridotte, viene utilizzata la Radioterapia Stereotassica SBRT (Stereotactic Body Radiation Therapy), che prevede l’utilizzo di alte dosi di radiazioni indirizzate direttamente sul volume tumorale di piccole dimensioni con una precisione millimetrica (stereotassica), risparmiando il più possibile gli organi sani circostanti e riducendo al minimo gli effetti collaterali.
“Il trattamento con la radioterapia stereotassica – afferma Claudio Blasi, direttore della Radioterapia – prevede un numero limitato di sedute rispetto alla radioterapia convenzionale. L’investimento prevede oltre alla tecnologia principale, accessori hardware e software a servizio di tutta la UOC che permetteranno nel complesso: una riduzione dei tempi di erogazione della radioterapia, quindi il paziente deve stare meno tempo fermo sul lettino, una diminuzione del numero di sedute, per cui il paziente deve recarsi meno volte presso il centro, un controllo della malattia, risparmiando organi sani e provocando minori effetti collaterali per il paziente”.
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