Tumore peritoneo, metodica di Marche Nord unica nella Regione

Metodica innovativa, unica nelle Marche, per i pazienti con carcinosi peritoneali. I reparti di Chirurgia, Diagnostica per Immagini e l’Unità operativa complessa di Cure palliative oncologiche dell’azienda ospedaliera Marche Nord hanno realizzato una serie di procedure, per la prima volta utilizzate nella nostra regione, su malati di tumore peritoneale originato da carcinomi mucinosi del colon e dell’appendice, queste ultime molto rare che danno origine ad una patologia che si chiama pseudomyxoma peritonei.

Un intervento chirurgico reso possibile dalla sinergia di tutte le strutture dell’azienda – illustrano i tre direttori di struttura Giammaria Fiorentini, Alberto Patriti e Alberto Rebonato – Grazie alle nuove tecnologie oggi in possesso dell’azienda infatti è possibile realizzare questo metodo grazie al quale si eliminano cellule neoplastiche non visibili. La combinazione dell’ipertermia, con farmaci antitumorali, elimina questi microfocolai neoplastici ed impedisce la comparsa della recidiva. Un metodica innovativa che prevede anche la chemioipertermia intraoperatoria, anche questa un’esclusiva regionale di Marche Nord, resa possibile dai notevoli investimenti tecnologici e di personale specializzato fatti negli ultimi anni. Si tratta di un trattamento di elevata complessità, entrato dal 2018 nelle linee guida della Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e rientra nei trattamenti antitumorali detti loco-regionali”.

Per carcinosi peritoneale si intende la disseminazione di cellule neoplastiche all’interno della cavità peritoneale a partenza da neoplasia più frequentemente gastrointestinale, ginecologica o a primitività peritoneale. Il peritoneo è la sede di recidiva nel 10–35% dei pazienti con neoplasia colo-rettale e nel 50% di quelli con neoplasia gastrica. La comparsa di carcinosi è un fattore prognostico sfavorevole, che riduce sensibilmente la sopravvivenza dei pazienti. In casi selezionati, la carcinosi peritoneale può essere efficacemente trattata con peritonectomia e chemioterapia intraoperatoria in ipertermia.

“La metodica – spiega Patriti, Direttore dell’Unità Operativa Complessa Chirurgia Generale – è ben consolidata a Marche Nord. Consta di un intervento chirurgico maggiore eseguito dalla chirurgia generale che comporta l’asportazione di tutte le lesioni tumorali evidenti seguito da perfusione ipertermica addominale di una soluzione con dei farmaci chemioterapici”.

“La perfusione ipertermica – aggiunge Fiorentini, Direttore Unità Operativa Complessa Gestione Integrata Ospedale Territorio Cure Palliative Oncologiche – si effettua dopo questa fase demolitiva, mediante infusione endoperitoneale di un ampio volume, da quattro a sei litri, di soluzione fisiologica riscaldata a 43 gradi contenente farmaci antitumorali ad alto dosaggio, la chemioterapia intraoperatoria, trattamento unico nelle Marche che avviene dopo l’atto chirurgico. La perfusione addominale viene eseguita con una macchina per circolazione extracorporea gestita dal reparto con specilisti in trattamenti locoregionali. Molto importante è il ruolo degli anestesisti che gestiscono interventi delicati e soprattutto di lunga durata grazie al contributo dell’equipe del dottor Michele Tempesta”.

Questo trattamento è entrato dal 2018 nelle linee guida della Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e rientra nei trattamenti antitumorali detto loco-regionali. “Tra i trattamenti antitumorali loco-regionali – afferma Rebonato, Direttore Unità Operativa Complessa Diagnostica per Immagini – rientrano anche delle procedure che vengono eseguite per via radiologica. Tutto questo è realizzato grazie all’utilizzo delle nuove attrezzature di angiografia, negli spazi di Radiologia interventistica, grazie alle quali è stato possibile implementare i trattamenti locoregionali ad elevata valenza tecnica. In particolare, si è sviluppato il settore delle ablazioni percutanee con il trattamento delle lesioni neoplastiche polmonari e quello delle infusioni di farmaci antitumorali nella arteria epatica, quando il fegato è sede di metastasi refrattarie alla chemioterapia endovenosa”.

“Uno degli ultimi casi trattati pochi giorni fa – conclude Fiorentini – è stato su un paziente, proveniente da fuori regione, che ha effettuato il trattamento con successo ed oggi è in pieno benessere, grazie ad una perfusione epatica ipertermica per metastasi epatiche da carcinoma neuroendocrino. La paziente era in progressione dopo essere già stata ben operata e trattata in altre strutture ospedaliere emiliano romagnole. Ora la paziente sta bene e potrà condurre una vita sociale normale”.

Il metodo utilizzato ha previsto un incannulamento dell’arteria epatica e, mediante catetere angio-vascolare, si sono infuse microparticelle precaricate con farmaco antitumorale. Queste hanno causato necrosi delle metastasi per azione del farmaco e dell’agente embolizzante. In seguito la paziente è passata a Muraglia, presso il reparto di cure palliative oncologiche dove il Dott Fiorentini ha somministrato l’ipertermia capacitiva esterna sull’aia epatica. In questo caso il trattamento ipertermico ha potenziato l’effetto del precedente procedura.

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